Lo so che è già successo da una settimana ma mi sembrava giusto postare almeno un articolo.. L'ho preso da toscananews.it. Io non seguo MotoGP o Formula1 anzi, trovo parecchio noioso vedere degli scemi che girano attorno ad una pista ma mi sembrava giusto ricordarlo.
Firenze. La notizia ha colpito con tutta la sua ferocia, senza lasciare una minima possibilità di scampo, anche se in quel momento non ero a casa a guardarmi le corse sul divano come ogni domenica. Ero su una bella isoletta del Mediterraneo, a godermi gli ultimissimi scampoli di un’estate che sembrava non finire mai ma che in realtà, una volta tornato nella mia Firenze, ho scoperto ormai più che terminata. Un po’ come la carriera di questo ragazzone di 24 anni, che pareva ancora agli inizi, proprio in questo momento sulla rampa di lancio, carica di promesse e di sicuri successi. Carriera che si è poi spezzata nel peggiore dei modi, proprio sullo stesso tracciato che nel 2008 gli aveva dato quella che per lui era ancora la gioia più grande: il Campionato del mondo della classe 250 cc.
Il destino è veramente crudele a volte. Dove tutto pareva cominciare, tutto si è alla fine concluso. E con una dinamica che ancora è ben lungi dall’essere svelata pienamente. Di certo, in questi momenti, ci sono solo le lacrime e la disperazione non solo dei familiari e degli amici, ma anche di Colin Edwards e di Valentino Rossi, i due centauri che niente hanno potuto fare per evitare il Sic in quell’istante, travolgendolo e lasciandolo inerme sull’asfalto della pista di Sepang.
C’è quell’immagine atroce che più e più volte ho rivisto nei telegiornali e su internet, di Marco sdraiato sulla pista, privo di sensi e forse già in arresto cardiorespiratorio, con il povero Edwards che si rialzava dolorante dopo la spaventosa caduta che in qualche modo cercava di capire cosa fosse accaduto. Ed il corpo del più giovane compagno di avventure che stava lì, immobile, con questa ripresa aerea che neanche riesco a definire il senso che dava a quell’immagine e a quel momento.
Poi sono venuti gli attimi di papà Paolo e della fidanzata Kate, entrambi presenti sul circuito e che cinquanta minuti dopo hanno dato al mondo la notizia più tragica, quella che per svariati minuti centinaia di giornalisti e addetti ai lavori sembravano voler allontanare il più possibile, per lasciare anche solo un minimo di speranza, quando anche questa stessa speranza si capiva bene che non ci avrebbe comunque dato scampo. Momenti di una tragicità inenarrabile, che ti lasciano un segno, sempre e comunque.
Già, 1982, 1994, 2011; Jaques Villeneuve, Ayrton Senna, Marco Simoncelli. Tre date, tre grandi dello sport che hanno molto in comune fra di loro e che il destino ha voluto strappare troppo presto ed ancor più crudelmente alla vita. Tutti e tre erano grandi combattenti sulle piste, personaggi amati dalla gente comune e osannati dai tifosi, un po’ meno dai loro colleghi. Villeneuve fu portato via proprio nell’anno che sicuramente lo avrebbe consacrato Campione del mondo di Formula 1, Senna quando ormai pareva pronto all’arrivo in Ferrari, Simoncelli nella gara che finalmente sembrava poterlo innalzare al di sopra di tutti gli altri. I primi due sono già diventati delle leggende, il Sic forse era ancora troppo acerbo per poterci aspirare, ma di sicuro rimarrà sempre nei cuori di milioni di tifosi e appassionati del motociclismo.
Fa davvero una certa impressione pensare che fra circa una decina di giorni andrà in scena l’ultimo atto di un campionato fra i più tristi della storia di questo sport. Ma sarà comunque bello pensarlo sulla griglia di partenza della gara di Valencia, col suo sorriso e con la sua cordialità che da sempre lo hanno contraddistinto, con quella sua voglia di combattere che sempre lo ha accompagnato e che forse è stata la causa del suo terribile incidente. Ci mancheranno quei suoi capelli ricci e arruffati che a mala pena entravano in quel casco, ma che tanta simpatia lasciavano traspirare. Marco era uno che non poteva passarti inosservato e che non poteva non ispirarti simpatia ed affetto.
Un popolo intero lo sta piangendo ed il motociclismo di sicuro non sarà più lo stesso senza di lui. Ci uniamo e mi unisco al cordoglio della sua famiglia, della fidanzata e degli amici più cari. Vorrei soltanto dire a tutti coloro che cercheranno di speculare sulla sua morte, a chi sicuramente andrà ad indagare sino in fondo su quella manovra scellerata che la cosa importante non è, ormai, come e perché è successo. Quello che la vita e il fato ci hanno schiantato davanti, con tutta la loro scellerata leggerezza, è il fatto che un giovane di 24 anni, purtroppo, non c’è più. Un grande saluto Marco.
